Ciò che è accaduto a Colonia riguarda tutti noi

colonia

CIO’ CHE E’ ACCADUTO A COLONIA RIGUARDA TUTTI NOI

“mettiamo al centro il valore universale dell’educazione al rispetto delle donne“

Dichiarazione di Vilma Nicolini, Responsabile Osservatorio Pari Opportunità Auser Nazionale

Da alcuni giorni non c’è conversazione, o Telegiornale, nella quale manchi la menzione dei fatti di Colonia. Dentro di me c’è un’inquietudine diffusa, per i numeri impressionanti delle aggressioni, ma anche per il modo di polarizzare il dibattito sull’insufficiente presenza della polizia e sull’identità degli aggressori.

Penso sia una sottovalutazione del problema se si considera l’accaduto come un fatto di delinquenza comune, connotando le aggressioni sessiste ad opera di uomini stranieri, per spostare l’attenzione sul tema dell’immigrazione emergenziale di questo momento storico. Come se, fermando il flusso migratorio, miracolosamente, la violenza sulle donne scomparisse dalla Germania e dal resto del mondo.

Sappiamo che non è così, purtroppo. La violenza degli uomini sulle donne è una piaga planetaria, trasversale a tutte le culture, religioni, politica e società.

Suppongo che la notte del 31 dicembre scorso a Colonia non ci fossero solo donne a festeggiare il Capodanno, eppure, a parte la carenza di organico della polizia, nessun uomo presente si è accorto o ha preso sul serio quello che stava accadendo.

Dei nostri uomini italiani, più mediterranei e più sessisti, nessuno pone l’attenzione su un problema che non viene considerato serio.

Del resto, come si fa a condannare i pesanti apprezzamenti che vengono ancora gridati al passaggio di una bella donna, quando in Parlamento, alcuni onorevoli danno della “troia” o “pompinara” all’avversaria politica?

La segretaria generale Cgil, Susanna Camusso, in una recente intervista (L’Huffington Post 12/01/16) ha dichiarato: …Non da oggi, non dalla notte di Capodanno, ma da quando ho preso coscienza penso che la libertà non sia uguale a quella degli uomini se le donne sono considerate un corpo di proprietà altrui, sganciato dalla loro testa, che non esiste. Convinzione che si rafforza quando nei conflitti, anche in quelli più recenti, ho visto, sentito, capito che si ripetevano azioni di guerra condotte sui corpi delle donne… …La libertà delle donne è metro di misura della democrazia, ma ha la stessa forza degli altri fondamenti democratici? No, né per la destra, né, spiace dirlo, per la sinistra…..e ancora…. è odioso, strumentale e anche insopportabile che si leghi quanto avvenuto a Colonia direttamente all’immigrazione o ai rifugiati. E’ salvifico per gli uomini, per l’intera cultura europea, per la finzione di non sapere cosa succede, con infinita frequenza, tra le mura delle nostre case. Lo scopo evidente è la proprietà e la trasformazione in oggetti dei corpi delle donne diffondendo paura. La paura è lo scopo precipuo del terrorismo. Cambia i comportamenti, genera richiesta di sicurezza, protezione e favorisce l’idea che per difendersi si possa limitare la libertà…..

Penso sia necessario approfondire una riflessione, di donne e di uomini, perché i diritti sono l’unico antidoto al totalitarismo ed i diritti delle donne sono da sempre garanzia di crescita dell’autodeterminazione del genere umano.

Dobbiamo mettere al centro il valore universale dell’educazione al rispetto delle donne, che viene prima del rispetto della fede religiosa e delle tradizioni, molte delle quali, come l’Isis testimonia, sono un oscuro ed inquietante baluardo contro la storia che cambia ed evolve.

Ecco perché sarà ancora più attuale ed importante la nostra iniziativa, in programma per Aprile, sui “diritti delle donne”, in occasione del 70° anniversario dalla conquista del diritto al voto attivo e passivo, passando attraverso le leggi delle donne che in questo Paese hanno cambiato le nostre vite, nel 10° anniversario della “Carta europea per l’uguaglianza e la parità tra donne e uomini”, e con uno sguardo attento alla conquista di nuovi diritti.

Non esistono mondi paralleli, tra donne islamiche o di altri Paesi e noi, tra i nostri uomini e gli “altri”, anche se spesso le politiche dell’integrazione hanno creato proprio questo.

I diritti sono una questione che riguarda tutti, donne e uomini, perché� condividiamo lo stesso spazio e lo stesso tempo di vita.

La lunga strada della laicità dello Stato, patrimonio dell’Unione Europea e non solo, è ancora incompiuta. In questi giorni, dentro e fuori dal Parlamento, si è riaccesa una discussione di bassissimo livello sulle unioni civili, spostandola da un piano di riconoscimento dei diritti delle persone ad uno scontro ideologico tra laici e cattolici, mentre ignoriamo fatti gravi, tra cui che viviamo in un Paese in cui la violenza sessuale è assai diffusa ed è fatta da molti minorenni.

Nei dati (al 31/12/2014) pubblicati dal Ministero di Giustizia minorile in questi giorni, scopriamo che hanno in carico 532 ragazzi condannati per stupro e 270 per stupro di gruppo. A questi numeri si aggiungono alcune condanne per reati a sfondo sessuale, tipo la detenzione di materiale pedo-pornografico e lo sfruttamento di minori, per un totale di 973 ragazzi (235 stranieri e 738 italiani); 40 sono ragazze (10 straniere e 30 italiane); il 29% hanno dai 14 ai 15 anni ed il 44% hanno dai 16 ai17 anni.

Di questi dati non abbiamo sentito parlare in nessun talk show, perché anziché affrontare i nostri fantasmi preferiamo concentrarci sul fenomeno della violenza che ci arriva da lontano,Se consideriamo che ancora oggi in Italia il 90% delle violenze sessuali non viene denunciato, allora è chiaro che viviamo in un paese parallelo.

Solo nel 1996 l’Italia ha riconosciuto lo stupro come reato contro la persona (e non contro la morale), ma una legge non basta se non vi è un percorso culturale ed educativo che l?accompagni.

Tutte e tutti noi abbiamo figli/e e/o nipoti e credo sia arrivato il momento anche per noi di non girarci dall’altra parte, ma di sollecitare le associazioni e le istituzioni (presidi, insegnanti, sindaci ed assessori) affinché si inizino dei percorsi educativi e di confronto, magari con la testimonianza ed il contributo delle donne che hanno lottato in questo Paese per conquistare i diritti per tutti.

Credo fermamente che noi abbiamo la responsabilità di trasmettere alle nuove generazioni i valori nei quali crediamo e che hanno permesso al nostro Paese di evolversi democraticamente, ma dobbiamo anche impegnarci tutte e tutti a cambiare i linguaggi e gli atteggiamenti all’interno della nostra organizzazione, perché la democrazia paritaria non è soltanto una questione di numeri.

Torna in alto