Mercoledì 23 settembre 2015 dalle ore 14,30 alle 18,30 a Milano presso la Fondazione della Memoria della Deportazione in via Dogana 3, si terrà l’iniziativa”Donne resistenti” promossa dall’Osservatorio Pari Opportunità  di Auser Nazionale.
I lavori verranno introdotti da un breve video, seguirà l’introduzione di Vilma Nicolini, responsabile dell’Osservatorio P.O di Auser e il saluto della presidente di Auser Lombardia Lella Brambilla. Sono previsti gli interventi di: Elena Belloni, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Internazionali dell’Università di Siena su “La Resistenza delle donne inizia dalla prima guerra mondiale”; Irene Magistrini della Casa della Resistenza di Verbania che parlerà su “La Repubblica partigiana dell’Ossola, 43 giorni di libertà “; Mimma Sprizzi, presidente di Auser di Gioia Tauro interverrà su Teresa Gullace: la Resistenza come disobbedienza civile durante il fascismo.
Nel ricordare la lotta partigiana raramente si parla del ruolo delle donne e del loro contributo alla Resistenza. Per questo si parla di “Resistenza taciuta“.
Eppure il contributo delle donne fu rilevante, soprattutto nella gestione organizzativa quotidiana, e la partecipazione femminile alla lotta di Liberazione dal nazi-fascismo fu ampia ed importante.
La dittatura prima e la guerra poi paradossalmente contribuirono a creare una frattura nella tradizionale gestione della vita familiare e sociale, rovesciandone i normali equilibri.
Con il fascismo ogni aspetto della vita venne subordinato allo Stato; il diritto di famiglia che si basava sul codice del 1865 si fondava sulla supremazia dell’uomo e negava l’autonomia della donna.
Insieme alla soppressione dei partiti politici e dell’associazionismo, vennero represse tutte le forme di attivismo femminile e nel 1926 le uniche organizzazioni riconosciute erano i movimenti femminili fascisti e cattolici.
Malgrado la soppressione di tutte le forme di attivismo delle donne e l’esaltazione delle virtù femminili propagandate dal ventennio fascista, legate unicamente ai ruoli di moglie e madre, le donne contribuirono in massa al riscatto di un intero popolo, costruendo una rete tra le staffette, le militanti e le partigiane.
Le donne furono espulse dalle fabbriche dopo la prima guerra mondiale perché quel lavoro non era conciliabile con la loro attività principale: quella riproduttiva. L’unico lavoro che potevano svolgere era quello di cura ed il lavoro nei campi; ma proprio con la guerra le donne conoscono una nuova libertà .
La scomparsa dalle città della popolazione maschile, mandata a combattere, costrinse le donne ad assumere un ruolo sociale nuovo: la funzione di capo-famiglia.
Come in tutte le guerre, il problema dell’alimentazione era uno dei più drammatici ed erano le donne che avevano il compito di procurare il cibo.
L’ingresso delle donne nel movimento clandestino viene fatto risalire al 16 ottobre 1941.
A Parma, dopo un’ulteriore diminuzione giornaliera della razione individuale di pane, scoppiò una violenta rivolta e le donne assaltarono un furgone della Barilla che trasportava un carico di pane. Appena sparsa la notizia, altre donne uscirono dalle fabbriche e formarono dei cortei spontanei in molte vie della città : insieme operaie e massaie. Le donne manifestarono numerosissime e molte di loro furono arrestate. Fu principalmente il peggioramento delle condizioni di vita a spingerle ad agire per porre fine alla guerra e alla fame. La protesta venne chiamata “sciopero del pane” e rappresentò un momento importante per lo sviluppo del movimento clandestino di Liberazione: per la prima volta le donne rischiarono il posto di lavoro ed il carcere, scendendo in piazza.
A partire da quel momento sempre più donne entreranno tra le file della Resistenza.
Nell’ansia della libertà nacque il percorso dell’emancipazione femminile nella politica, creando una saldatura tra donne-politica-futuro.
Alla fine della lotta armata la stragrande maggioranza delle donne non si fece avanti per ritirare medaglie e riconoscimenti, ma dalla lotta di Resistenza e dalla Costituzione del 1948, le donne si trasformano in soggetti storicamente visibili.
In occasione del Convegno verrà firmato il Protocollo Nazionale Auser e Anpi. Concluderanno i lavori Enzo Costa presidente Nazionale Auser e Carlo Smuraglia presidente Anpi Nazionale.