Gli errori di Banfield su Chiaromonte e sul Sud

di Valerio Mignone*

Sessant’anni orsono, nel 1955, Edward C. Banfield, un sociologo americano, giunse a Chiaromonte e vi dimorò, unitamente alla moglie di origine campana, per nove mesi circa, con lo scopo di studiarne il modo di vivere della popolazione. Nel 1958 pubblicò i risultati della sua ricerca in un saggio dal titolo The Maral Basis of a Backward Society, tradotto e pubblicato in Italia nel 1961 a cura della Casa editrice II Mulino, con il titolo Una Comunità del Mezzogiorno. Nel 1976 la stessa Casa editrice ripubblicò il saggio con il titolo tradotto letteralmente: Le basi morali di una società arretrata. Fu una maldestra ricerca empirica di sociologia, secondo la quale le cause dell’arretra,terra del Sud erano da ricercare nella “incapacità degli abitanti di agire insieme per il bene comune o, addirittura, per qualsivoglia fine che trascenda l’interesse materiale immediato della famiglia nucleare”, e nella scarsa propensione ad aprirsi alla società. Alla base di tale comportamento sarebbe stato quell’Ethos del “familismo amorale”, secondo il quale ogni cittadino di Chiaromonte agiva nel cogliere il vantaggio massimo per sé e per la propria famiglia nella convinzione che gli altri si comportassero allo stesso modo. Di questo si è parlato in un incontro-dibattito organizzato dalla Università Popolare di Maratea Trecchina, di intesa con le Amministrazioni comunali di Maratea, Trecchina e Chiaromonte, quasi a voler dichiarare, oggi per allora, le medesime, comuni condizioni sociali tra la Lucania tirrenica e la Lucania montana del Pollino. Relatore è stato il prof. Isaia Sales, studioso della Questione meridionale e delle Criminalità organizzate, già Deputato e sottosegretario all’Economia con il ministro Carlo Azeglio Ciampi. Sul citato saggio sociologico, a suo tempo, si sviluppò un ampio e prolungato dibattito – che tuttora continua – per dimostrare, tra l’altro, gli errori metodologici di quella ricerca e la conseguente infondatezza delle conclusioni, che da alcuni vengono ancora accreditate come le cause dell’arretratezza del Sud. In quel saggio furono riportate grossolane “non verità“ storiche; tra queste, ad esempio: -Il corso di studi delle scuole medie tiene in gran conto l’insegnamento di francese, latino (l’inglese non si insegna neppure all’Università di Napoli!). Era grave che un ricercatore ignorasse che a Napoli operava l’Istituto Universitario Orientale, la più antica Scuola di sinologia ed orientalistica del continente europeo, con un particolare impegno in studi delle lingue, delle culture e delle società dell’Europa, dell’Asia, dell’Africa e delle Americhe. E sono tante altre le “non verità“ riferite da Banfield, che si sarebbero evitate se egli si fosse avvalso dei giovani ricercatori della Scuola di Agraria di Portici – animata da Manlio Rossi-Doria e Rocco Scotellaro – disponibili a collaborare con studiosi stranieri inviati nel Sud, offrendo loro precise documentazioni in materia. Metodologia errata, dunque, basata su pregiudizi, che servivano ad offrire una “copertura scientifica all’imperialismo americano” che “attribuisce la responsabilità del sottosviluppo del terzo mondo non ai paesi capitalistici, ma alle popolazioni che lo abitano, tarate da una cultura che non le spinge ad associarsi ed organizzarsi e che perciò impedisce il loro progresso”. Tra le finalità di quella ricerca – come viene ricordato nella introduzione da Domenico De Masi nella edizione del 1976- era non solo quella di giustificare con il medesimo Ethos l’arretratezza delle Comunità di colore negli Stati Uniti d’America, ma anche di dar linfa alla “guerra fredda” in atto tra America ed Unione Sovietica, avallata in Italia da Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano per i rispettivi Paesi di riferimento. In quel periodo, infatti, vari sociologi americani, lautamente finanziati, furono spediti nel Mezzogiorno d’Italia, che era si sottosviluppato, ma non diversamente da tante altre Comunità interne del Nord Italia, nel Bergamasco, nella Valtellina, nella Brianza, o nel Polesine! Tra l’altro, una più attenta analisi permette di rilevare che l’Ethos del familismo è diffuso ovunque, e non solo nelle società povere, ma anche in quelle opulente; basti citare gli Agnelli, i Pirelli, i Kennedy, i Bush.
Sarebbe amorale, d’altronde, se i membri di una stessa famiglia – senza arrecare danno al prossimo – non solidarizzassero tra loro. Il familismo amorale, quindi, concepito da Banfield è una teoria destituita di ogni fondamento scientifico, anche per quanto attiene allo sviluppo delle “mafie”. Non è il familismo oggi la causa dell’arretratezza e della povertà del Mezzogiorno d’Italia, che la criminalità organizzata senza dubbio contribuisce ad impoverire ulteriormente, drenandovi risorse economiche da investire in aree opulente del Nord. Certamente lo sradicamento dei tentacoli di questa criminalità organizzata nella burocrazia e nella classe politica potrà contribuire oggi a risolvere il problema dell’arretratezza del Sud, facilitandovi investimenti di risorse per quelle infrastrutture materiali ed immateriali che portano modernità nell’assetto sociale.

* Presidente Università Popolare MarateaTrecchina

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