A Maratea, la luna piena del 7 aprile scorso, per la bellezza dei suoi contorni netti e luminosi in un cielo limpido, attirava lo sguardo anche delle persone più distratte. Sembrava che, per autodifesa, volesse dirigersi, o cadere, tra le braccia del Cristo Redentore del Monte San Biagio, pronto, a sua volta, a raccoglierla. Sembrava intimorita dall’essere ancora considerata, per le credenze sugli influssi degli astri sulla Terra, la fonte della pandemia, come accadde per la peste a don Ferrante, che andò a letto a morire “prendendosela con le stelleâ€.
Della gravità dell’attuale pandemia non c’è memoria storica per numero di infettati e di morti, per rapidità di diffusione, simultaneità ed interessamento delle popolazioni di tutti i Continenti. Si può citare soltanto la “Spagnolaâ€, del 1918, per il gran numero di vittime, e per la estensione dei contagi.
Generata dal Coronavirus, o Covid 19, questa pandemia è stata paragonata ad una guerra, ma guerra non è, perché le sue vittime sono di gran lunga più numerose. E della guerra non ha il rombo assordante degli aerei, o il frastuono dei carri cingolati, che facevano scappare, per mettersi in salvo, in grotte e scantinati, in aperta campagna, o – come ricorda Alda Merini – verso risaie, ove l’acqua avrebbe impedito lo scoppio e la deflagrazione delle bombe.
Della guerra, questa epidemia ha soltanto i camion di colore grigio-verde del generoso esercito italiano, che, senza armi, sfilano in un silenzio di morte, per trasferire corpi esanimi dalla Lombardia in forni crematori di altre città , non essendo più disponibili tombe nei cimiteri delle proprie residenze.
Nella sua invisibilità , il Coronavirus viene raffigurato come una sfera circondata da spine, che si vanno a conficcare nelle pareti della trachea, dei bronchi, e via via, giù, lungo tutto l’albero bronchiale fino agli alveoli, inondandoli di un muco che ne scaccia l’aria, fino a bloccare la respirazione.
Come si sa, l’albero bronchiale si può raffigurare come il raspo di un grappolo d’uva, i cui i rametti si assottigliano fino agli acini, che ad essi si aggrappano. Questi rametti del raspo sono l’equivalente del tessuto interstiziale del polmone, e gli acini d’uva sono l’equivalente degli alveoli. Il virus infiamma soprattutto il tessuto interstiziale, producendo una secrezione che lo ingrossa, e lo rende rigido, fino a paralizzare la funzione di mantice del polmone. E preferisce le persone debilitate dagli anni della vecchiaia; ma, anche giovani medici, infermieri, ausiliari, volontari della Protezione civile, militari di ogni Corpo che, stressati da un lungo lavoro senza pause, pur protetti da mascherine e guanti, e scafandri da capo a piedi, diventano ricettacoli di questo virus crudele e mortale.
Conforta sapere che scienziati di tutto il mondo sono al lavoro, con la mente e con il cuore, per ricercare farmaci e vaccini contro questo virus, veloce nella sua aggressione, feroce per l’elevatissimo indice di letalità . E conforta, altresì, la consapevolezza a livello internazionale di rimanere uniti e solidali per sconfiggere questo flagello, e poter ricostruire.
Tutto è cominciato con una epidemia in Cina e dintorni, due o tre mesi orsono. Oggi l’epidemia è diventata pandemia, interessando tutto il globo terrestre, colpendo ricchi e poveri, popolani e principi. L’unica armatura di difesa per miliardi di persone è la casa, ove rintanarsi, ed ove, purtroppo, non sempre c’è concordia, per tanti motivi, da disabilità psicofisiche a rotture di affetti, ad angoscia diffusa, che, a sua volta, può sfociare in stati depressivi.
E tuttavia, per la stragrande maggioranza, la popolazione, con buon senso civico, rispetta la quarantena di rimanere a casa. Le vie sono deserte; scuole, fabbriche, cinema, teatri, musei sono
chiusi, per non diffondere il virus, di cui si può essere inconsapevoli portatori! Per fortuna, i video social hanno permesso di innovare la didattica, i metodi di lavoro a distanza, e modalità di relazioni.
Finestre e balconi, contigui o dirimpettai, sono diventati vie di fuga per dialoghi di reciproco conforto tra vicini, e canti corali dell’Inno di Mameli tra bandiere d’Italia svolazzanti!
Anche le Chiese sono chiuse; i fedeli sono invitati a pregare in streaming, o mantenendosi gli uni distanti dagli altri. Le parrocchie sono allertate per proteggere, da freddo e fame, i poveri, “senza fissa dimoraâ€.
L’Umanità , tutta, ha alzato le mani! Non più strette, abbracci, baci, per non diffondere virus!
E, con il rispetto del diritto alla Privacy, si sta studiando un’App per telefonini e smartphone, che diano segnali della presenza di portatori di Coronavirus non alla dovuta distanza.
Tra i popoli di tutta la Terra si è manifestata solidarietà . Persino la Cina, storica antagonista dell’America di Trump, ha mandato agli Americani articoli sanitari e ventilatori polmonari per far fronte alla epidemia. In Europa, invece, sta emergendo qualche dissonanza con alcuni esponenti politici di Olanda e Germania, che, prigionieri di un non condiviso nazionalismo, esitano nel permettere alcune modalità di credito all’Italia, con ciò indebolendo il progetto di una Europa unita! Eppure, basterebbe ricordare che, immediatamente dopo la fine della seconda guerra mondiale, voluta proprio dalla Germania di Hitler, gli alleati di tutto il mondo, vittoriosi, le cancellarono ogni debito per facilitarne la ricostruzione.
In questa tragedia biblica, l’Italia ha dimostrato di avere un grande popolo; non chiuso in sé stesso, ma pronto ad abbracciare l’altro, che non considera diverso. Appare in ciò – anche tra i laici – lo spirito del Cristianesimo; che, con i suoi dogmi teologici, ha contrastato, nei secoli scorsi, Giordano Bruno, Galileo Galilei, Spinoza, Locke, Giovanbattista Vico, Ludovico Antonio Muratori; ma, poi, ne ha accettato il metodo della sperimentazione scientifica, ed il razionalismo. E si è grati a quei papi – da Roncalli a Montini, a Wojtiwa, a papa Francesco – che hanno separato, e reso libera, la fede dalla scienza, e dalla morale, cominciando ad avvicinare il trascendentale al reale nell’ambito di una solidarietà umana.
L’Italia uscirà rafforzata da questa catastrofe; si troveranno vie e strumenti per creare imprese, di varie dimensioni, per dare lavoro, e dignità alle persone, e facilitare coesione sociale, talvolta ferita in Regioni del Nord, che, alla ricerca di protagonismo, hanno provocato masse di morti nelle Residenze Sanitarie Assistite per anziani, trasferendovi contagiati, per mancanza di posti letto per acuti.
In questa tragedia globale, in tutti gli Stati, europei ed extraeuropei, a coordinare scienza, tecnica, relazioni – pur con errori e contrasti – è stata la Politica, la cui nobiltà appare soltanto quando si persegue il Bene comune, obiettivo indiscusso del Cristianesimo. Ma attenti!
De I Promessi Sposi si sono ricordati gli untori, esistiti soltanto nella mente impaurita della gente, non nella realtà ! Di veritiero, in quella epidemia di peste ci fu lo spontaneo assalto del popolo al forno di Piazza Cordusio per protestare contro l’aumento del prezzo del pane. Nel corso dell’attuale quarantena, in Calabria e in Sicilia ci sono stati assalti a Supermercati per derubare merci varie e cibo – pare – con la regia della mafia. Ed ancora, nella peste manzoniana ci furono i “monattiâ€, che, senza pietà , prelevavano i cadaveri nelle loro case, li spogliavano, derubavano e ammassavano nei carri diretti verso le fosse comuni. I monatti dell’attuale pandemia sono i mafiosi, gli usurai che approfittano, e approfitteranno, delle nuove povertà per arricchirsi loro di sporco danaro. Occorre
vigilare contro questi criminali, anch’essi responsabili di morte lenta per tanta gente bisognosa di danaro, per poter sopravvivere!
La prossima domenica, 12 aprile, la prima volta a nostra memoria, si celebrerà la Pasqua, non in Chiesa, ma a distanza, nelle proprie case. Si ricorderà il miracolo della Resurrezione di Cristo crocifisso ad una nuova vita.
Sarà anche per tutta l’Umanità , per credenti e non credenti, una Resurrezione, dopo la Crocifissione da Coronavirus.
Nulla sarà più come prima! Dopo queste sofferenze e lutti, verranno tempi migliori!
E’ un augurio per Tutti!
di Valerio Mignone
Presidente della Università Popolare dell’Età Libera di MarateaTrecchina Aprile 2020