Patrocinio politico di condannati e condannate a morte in Iran
Dal 16 settembre, le proteste seguite al femminicidio di Stato di Jina Mahsa Amini si sono espanse a macchia d’olio coinvolgendo prima le donne e le minoranze etniche del Paese e poi gli studenti e i lavoratori delle aree a maggioranza persiana. Una rivolta popolare contro il regime autocratico per l’autodeterminazione delle donne e per le libertà civili, sociali e politiche.
La Repubblica islamica rifiuta ogni apertura e risponde alla rivolta in corso con una atroce repressione: circa 500 vittime tra i manifestanti, 18 mila gli arresti, 2 le condanne a morte finora eseguite, uccidendo, per impiccagione, Majidreza Rahnavard e Mohsen Shekari, entrambi sarebbero stati trovati colpevoli di “moharebeh” (inimicizia contro dio). E’ stata, infatti, varata una norma a favore dell’applicazione della pena di morte in caso di sentenza di condanna per gravi crimini contro lo Stato. In applicazione della legge, da novembre la magistratura ha proceduto a emettere 17 condanne capitali: giovani donne e uomini saranno messi a morte per la sola colpa di aver lottato per la libertà .
Ciò è inaccettabile! Occorre una mobilitazione dell’opinione pubblica internazionale per impedire le esecuzioni.
Auser, associazione di volontariato e di promozione sociale, da sempre impegnata per l’esercizio attivo della cittadinanza e nell’affermazione dei diritti fondamentali della persona aderisce alla campagna di patrocinio politico di condannati e condannate a morte: “adotteremo” prigionieri politici per impedire la loro esecuzione e ottenere la loro liberazione.
Le strutture Auser a tutti i livelli:
- Invieranno una lettera-appello all’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran con la richiesta di grazia e di rilascio.
- Faranno comunicati stampa e diffonderanno sui social l’informazione di aver aderito alla campagna e dell’invio della lettera-appello.
- Daranno un volto ai condannati diffondendo informazioni sui condannati, aggiornamenti sul loro stato di salute, sulle condizioni di detenzione e sulla situazione processuale.