Scanzano no nimby

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“SCANZANO NO NIMBY”, è il titolo del saggio-pro memoria sulla rivolta in Basilicata contro il deposito di scorie nucleari, scritto dal giornalista Pino Mafaro.
Il libro (prezzo di copertina € 6.50) sarà presentato sabato 23 novembre a Grassano, alle 18,00 nell’Aula Magna dell’Istituto Commerciale “Carlo Levi”, in occasione della ricorrenza del decimo anniversario della “Marcia dei 100 mila” da Policoro a Scanzano.

L’iniziativa è promossa dall’associazione culturale Akos, in collaborazione con Auser – Università dell’Età Libera Grassano e l’Associazione teatrale Fratelli di Latte.
Il programma della manifestazione prevede la presentazione del saggio a cura della giornalista Vittoria Siggillino, che modererà il Forum aperto a liberi interventi-testimonianze dei partecipanti. Seguirà la proiezione del video-documentario tratto dal libro.
NIMBY (acronimo inglese per Not In My Back Yard, in italiano “Non nel mio cortile”) indica un atteggiamento che comune a tutte le proteste contro opere di interesse pubblico che si crede possano avere effetti negativi sui territori in cui verranno costruite, come ad esempio grandi vie di comunicazione, cave, sviluppi insediativi o industriali, termovalorizzatori, discariche, depositi di sostanze pericolose, centrali elettriche e simili.
L’atteggiamento consiste nel riconoscere come necessarie le opere pubbliche programmate ma, a causa degli effetti sull’ambiente temuti, di non volerli nel proprio territorio.
Il saggio ha una prefazione, che affronta in chiave di lettura scientifica il tema delle grandi difficoltà e dei pericoli per le popolazioni e l’ambiente collegati alla gestione e conservazione delle scorie nucleari a Scanzano e nel resto del mondo, tratta dall’intervista della giornalista Vittoria Siggillino, è di Mario Tozzi, geologo, divulgatore scientifico, giornalista e saggista italiano, noto anche come autore e personaggio televisivo.
Nei nove capitoli, l’ultimo di foto in bianco/nero, Pino Mafaro puntualizza le motivazioni che determinarono la ferma lotta del popolo lucano, culminata nella marcia dei centomila, che portò al ritiro del decreto legge che indicava la miniera sotterranea di sale di Terzo Cavone come deposito nazionale unico delle scorie radioattive.
Molti i riferimenti storici dalle lotte per le terre e alla Guerra fredda con le basi di missili a testata nucleare di Puglia e Basilicata

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